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Etichettatura dei prodotti cosmetici e di pulizia (INCI)

Quando si parla di etichettatura il primo pensiero vola verso prodotti alimentari di qualsiasi genere: biscotti, carne, pesce, formaggi. E infatti l’etichettatura degli alimenti rappresenta una vera e propria carta d’identità dei prodotti, dove è obbligatorio inserire informazioni quali la presenza di allergeni, la data di scadenza o la quantità di sostanze presenti.

Ma che importanza rivestono le etichette dei prodotti cosmetici e dedicati alla pulizia? Nell’articolo chiariamo cosa si intende con il termine INCI, cerchiamo di capire quali informazioni sono obbligatorie per i produttori di questi articoli e come rendere accessibili le informazioni a tutti i consumatori.

Cos’è l’INCI?

Come accade per le etichette alimentari, i prodotti devono essere inseriti in ordine di percentuale decrescente, mentre se gli ingredienti sono presenti per meno dell’1% possono essere indicati in ordine sparso.
Ma se dedichiamo pochi minuti a controllare i prodotti che utilizziamo a casa per lavare i piatti, i panni che indossiamo quotidianamente o per sanificare gli ambienti che ci circondano, ci accorgiamo immediatamente che quelle etichette sono davvero incomprensibili ai più.

L’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) infatti contiene termini in latino, riferiti ai nomi botanici degli ingredienti, termini in inglese, e numerazioni internazionali per i colori.
C’è da dire anche che l’INCI completo è obbligatorio, ai sensi della Direttiva CEE 76/768 per i prodotti cosmetici, ma non per i detergenti. Un regolamento europeo impone comunque anche ai produttori di detersivi di riportare i loro INCI in un sito web indicato in etichetta.

Insomma, leggere e comprendere un’etichetta non alimentare può diventare un’impresa difficile e spingerci a rinunciare.

Questo, però, a discapito della nostra salute e dell’ambiente che ci circonda. Non è una notizia, infatti, che all’interno di prodotti cosmetici e di pulizia possono esserci tracce di ingredienti derivati dal petrolio e nocivi per l’ambiente nel quale vengono smaltiti o addirittura ingredienti che possono avere conseguenze sui processi endocrinologici, e che possono destabilizzare, quindi le nostre ghiandole.
Certo, gli ingredienti immessi nel mercato non sono proibiti per legge né sono tossici, poiché le sostanze potenzialmente nocive sono sottoposte a percentuali di limite; ma cosa accade se sommiamo tutte queste sostanze che troviamo nel bagnoschiuma per la doccia, nel sapone per le mani, nello shampoo per i capelli, nel detersivo che abbiamo usato per lavare i nostri vestiti e quello utilizzato per lavare i piatti della cena?

Insomma, esiste un modo (anche per chi non è un chimico!) per comprendere a fondo cosa si sta acquistando e come si stanno spendendo i propri soldi?

L’accessibilità dell’etichettatura ai consumatori

Navigando nel web si scoprono tante cose nuove e noi abbiamo trovato alcune interessanti app gratuite dedicate al mondo dell’INCI e dell’etichettatura non alimentare.

La prima si chiama Ecobiocontrol ed è stata sviluppata da un chimico industriale, con il solo scopo di condividere le sue conoscenze con il mondo.
Non è difficile da utilizzare. Se riuscite a trovare in internet un INCI completo avete la possibilità di fare un semplice copia-incolla all’interno dell’applicazione nella sezione “ricerca formula completa”, mentre se vi trovate al supermercato e volete indagare le prime 5 sostanze del deodorante che di solito acquistate, potete utilizzare la “Ricerca singola”.
L’app vi restituirà un bollino colorato per ogni ingrediente: verde, giallo e rosso. Un vero e proprio semaforo che può dare indicazioni rispetto all’origine delle materie prime, alla loro biodegradabilità e alla possibilità che queste sostanze hanno di essere sostituite con altre migliori.
È importante non essere rigidi nella lettura dei bollini, poiché alcune sostanze possono essere ritenute “rosse” poiché poco biodegradabili, ma questo non significa necessariamente che siano anche dannose per la nostra salute.

Biutiful funziona solo dopo essersi registrati e prima di cominciare richiede all’utente di inserire qualche informazione rispetto alla sua pelle e ai suoi capelli: doppie punte, caduta dei capelli, pelle secca o grassa?
A questo punto permette di scegliere fra “categorie popolari”, “prodotti popolari della settimana”, “recensioni più utili”.
Per ogni prodotto presente all’interno dell’applicazione è fornita una sintetica analisi chimica, resa intuitiva e visibile tramite 5 foglie: se tutte sono verdi, la compatibilità è massima e così a scendere. Insieme sono inseriti anche eventuali riscontri per ingredienti disturbanti: cancerogeni, irritanti, e così via.

Greenity è una app che restituisce l’INCI di prodotti presenti sul mercato, direttamente cliccando sul nome del cosmetico ricercato.
Anche in questo caso, gli ingredienti sono distinti in base al colore e vengono identificati in base alla loro compatibilità con l’ambiente e con la pelle.
La funzione di ricerca è semplice e i prodotti inseriti nel database sono moltissimi; inoltre, se si decide di registrarsi all’interno della app, è possibile caricare nuovi prodotti con i relativi INCI.
In base alle ricerche effettuate, l’app propone all’utente anche prodotti simili che potrebbero risultare interessanti.

E in questo modo, ogni consumatore, potrà essere davvero libero di scegliere cosa utilizzare. Perché in fondo avere l’obbligo di un’etichetta, ma poi non riuscire a decifrarla…che diritto è?

 

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