Il 20 maggio abbiamo festeggiato la seconda Giornata Mondiale delle Api e il Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva ha dato un’indicazione chiara. Api in via di estinzione? Svolgono un ruolo importantissimo nel mondo rurale, è nostro compito proteggerle.
In questo articolo esaminiamo cosa sta accadendo negli ultimi anni alla popolazione di api. Vedremo quali regole rispettare quando ci si trova di fronte ad uno sciame di api e quali soluzioni adottare nel nostro piccolo per contribuire alla protezione di questa importante specie animale.
A conclusione dell’articolo, infine, raccontiamo l’esperienza di quattro giovani italiani che hanno fondato due startup dedicate alla salvaguardia delle api.
La progressiva estinzione delle api
Il numero delle api sta calando in diverse parti del mondo e questa notizia rappresenta una grave minaccia per la biodiversità e per il sostentamento dell’uomo.
Gli impollinatori, come api, pipistrelli, farfalle e coleotteri, garantiscono al nostro pianeta la diversità alimentare e la loro assenza comporterebbe la perdita di numerose colture come patate, cipolle, fragole, caffè, carote, mele, mandorle, pomodori, cacao, cavolfiori e pepe.
Il lavoro di questi animali cioè influenza la produzione del 35% delle coltivazioni mondiali: riusciamo a immaginare oggi una vita senza caffè, cioccolato, frutta e verdura di stagione?
Le api in via di estinzione sono dovute all’intervento umano nei processi naturali: cambiamenti climatici, aumento delle temperature, agricoltura intensiva, pesticidi, sistemi agricoli monocolturali, perdita di biodiversità e inquinamento.
È per questo che abbiamo bisogno di garantire diversità di habitat a tutte le specie impollinatrici e abbiamo l’obbligo morale di sostenere agricolture tradizionali che non influiscano sui sistemi naturali.
Come comportarsi in presenza di uno sciame d’api?
La sciamatura è un processo naturale nella vita delle api. Quando sta per nascere la nuova ape regina, la vecchia matrona dell’alveare deve abbandonare la nave e cercare un nuovo luogo dove stabilire il suo prossimo nido. In questa fase l’ape regina è ancora molto influente sulle api operaie e per questo viene seguita in volo da un consistente numero di api.
Durante questa fase di migrazione, tuttavia, le api non sono particolarmente aggressive, poiché partono dal primo alveare cariche di miele e in questo senso troverebbero piuttosto faticoso l’atto di pungere ed attaccare.
Per questo motivo non è consigliato gesticolare con movimenti bruschi, o colpire lo sciame con strumenti di fortuna (sassi, scope, bastoni..).
È sufficiente rivolgersi agli apicoltori della propria zona, che possono procedere con il trattamento dello sciame.
In alternativa, nel caso di situazioni di pericolo pubblico oppure laddove la scala dei vigili del fuoco sia la sola ad arrivare al punto di appoggio dello sciame, è possibile chiamare il 115 e farsi aiutare.
In nessun caso è consigliato di mettere in pratica tecniche “fai-da-te”, che possono risultare pericolose per l’uomo e per gli animali, compresi quelli nei dintorni dello sciame. In più ricordiamo che dopo aver punto, le api muoiono.
Cosa fare nel nostro piccolo per salvare le api?
Trovare una soluzione alla rapida diminuzione delle api non sembra affatto un’impresa facile, né tanto meno qualcosa che si può risolvere in modo individuale.
Ma come spesso accade il piccolo contributo di ognuno di noi può fare la differenza: anche per le api in via di estinzione. Chi ha la possibilità di piantare qualche fiore in giardino, sul proprio balcone o davanti al proprio portone d’ingresso, sta infatti già contribuendo all’alimentazione delle api. Riflettere sull’acquisto del miele e prediligere produttori che scelgono una gestione biologica e sostenibile: in questo modo sapremo di consumare un alimento che non ha sacrificato numerose famiglie di api e sosterremo un apicoltore che si dedica al mantenimento dei suoi alveari, per lui e per noi.
E infine abituarsi a rispettare l’ambiente che ci circonda, scegliere alternative che riducano il nostro impatto ambientale e contribuire così, nel nostro piccolo, alle gravi conseguenze del cambiamento climatico.
L’innovazione al servizio della natura: le startup dedicate al mondo dell’apicoltura
E sono stati dei giovani under 30 ad accorgersi che è sempre più importante il contributo di molti per salvaguardare l’ecosistema delle api.
Quattro giovani, che hanno trasformato la loro passione e le loro competenze in vere e proprie startup.
Gabriele Garavini e Roberto Pasi, sono i fondatori della startup Beeing. I due ragazzi romagnoli hanno sviluppato la B-box, un’arnia urbana che permette di dedicarsi all’attività di apicoltura anche in ambienti piccoli e non protetti come il proprio giardino o il piccolo balcone del salotto.
L’innovazione assicura anche a chi non è un professionista l’estrazione del miele senza alcun rischio e senza l’utilizzo di abbigliamento tecnico.
Attivando il sistema, vengono, infatti mantenute separate la struttura in cui vivono le api, da quella in cui depositano il miele e sarà possibile così estrarre il miele in un ambiente privo di api.
Contestualmente Garavini e Pasi hanno sviluppato B-secure: grazie a questa app digitale, l’aspirante apicoltore ha la possibilità di monitorare direttamente dal suo smartphone, lo stato di salute delle api presenti nella B-box, la temperatura delle arnie e l’effettiva presenza dell’ape regina.
Riccardo Balzaretti e Niccolò Calandri, invece sono i fondatori di 3Bee. La startup ha vinto il bando Sme Instrument di Horizon 2020, un celebre riconoscimento europeo che sta garantendo alla piccola impresa di crescere.
L’innovazione di questo sistema permette di monitorare gli sciami di api, tenendo controllati il flusso nettarifero, il livello di importazione delle api e verificare le scorte invernali.