Nel 1924, la Western Electric Company di Hawthorne, Chicago, realizzò i primi esperimenti e le prime ricerche sul rapporto tra illuminazione e produzione della manodopera.
Già quasi 100 anni fa, i manager compresero l’importanza che ha la qualità della luce sulla produzione e sul prodotto finito. E ora lo sappiamo bene. La luce è importante tanto quanto, e forse più, del colore e degli arredi stessi. È la luce che ci comunica, forse inconsapevolmente, la prima sensazione di benessere o di fastidio, di calore o di freddezza.
Un’illuminazione di qualità aiuta ad essere più produttivi, ma non solo: permette una migliore concentrazione favorisce la distensione, aiuta la salute e in definitiva migliora la qualità della vita. Basti pensare che è la quantità di luce solare che raggiunge le nostre pupille a regolare i nostri livelli di melatonina.
E proprio per raggiungere questi effetti positivi, stiamo assistendo a una rivoluzione nell’illuminotecnica, e in due sensi diversi.
Prima di tutto, le luci stanno cambiando a livello di tipologia, con un uso sempre maggiore di led che permettono un risparmio in termini di costi senza sacrificare la qualità, ricercando la cosiddetta “luce architetturale”, volta a massimizzare il benessere attraverso intensità, colore e diffusione. Non solo, è anche la progettazione delle stesse luci led e oled che si sta direzionando verso fonti luminose che cercano di creare un risultato il più simile possibile a quello della luce solare.
In secondo luogo invece, le luci stanno diventando sempre più “smart”, venendo integrati in sistemi di domotica che permettono di regolare la luce presente nella stanza in maniera continuativa e più “dimmerata”, cioè variando la potenza delle luci stesse, in base alla luce naturale che viene dall’esterno.
Il risultato è una visione più complessa, ma allo stesso tempo più completa e che include l’uomo e lo rende fulcro centrale e obiettivo ultimo.
Human Centric Lighting: questo è il nome di questa nuova visione di illuminazione. Una visione che punta ad essere anche uno dei segmenti più innovativi dei prossimi anni, in un settore che trova le sue radici tra estetica e tecnica, che, secondo un report del Politecnico di Milano potrebbe rappresentare un mercato potenziale complessivo, al 2020, di oltre 3,3 miliardi di euro.
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