102. Questo è il numero che quantifica il numero di eventi estremi, fra allagamenti e alluvioni, che hanno caratterizzato il triennio dal 2013 al 2016 della penisola italiana. Oltre 22 mila frane hanno fatto da corredo agli eventi atmosferici. Questi dati sconvolgenti emergono dall’analisi dei dati resi pubblici da Legambiente nel dossier “Le città alla sfida del clima”, che raccoglie tutte le statistiche riguardante il periodo dal 2010 ad oggi.
In particolare il rapporto illustra una situazione di emergenza continua, con 52 casi di allagamenti dovuti a piogge intense che hanno causato 98 casi di danni alle infrastrutture e 56 giorni di stop a metropolitane e treni nelle principali città italiane.
Tutto il paese, purtroppo, è caratterizzato da un’alta fragilità: l’88% dei comuni italiani, 7500 dei quasi 8000, è ad alto rischio idrogeologico.
Un rischio che nelle zone colpite da siccità e incendi aumenta e si amplifica, aiutato dai danni alla vegetazione, uno dei fattori naturali che mitiga il rischio, con le conseguenze che si vedranno nel periodo autunnale.
Un altro fattore a sfavore è sicuramente la continua cementificazione a cui molti territori, soprattutto nelle metropoli urbane. I dati dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, parlano chiaro: la superficie impermeabilizzata è arrivata al 7,6%, un totale di 23 mila chilometri quadrati, una superficie grande quanto Campania, Liguria e Molise. È la Lombardia a guidare la classifica del cemento, con un consumo di mille ettari.
Un’emergenza seria, che il piano prevenzione del rischio geologico non prende sottogamba. 9,9 miliardi di euro, un piano che si espande nel periodo 2015-2013, indirizzato principalmente alla messa in sicurezza della popolazione a rischio.
Il Piano Nazionale, inoltre, si potrà avvalere in aggiunta a queste risorse anche dei fondi ordinari che potranno essere previsti nelle leggi di stabilità dal 2016 al 2020, suddivisi tra Piani per opere regionali, per opere di coesione e per aree metropolitane.
Proprio quest’ultimo ha visto approvati i propri indicatori di priorità a Gennaio 2017, indicando le città che per prime devono essere prese in esame, come ad esempio Genova, Milano e Firenze, oltre che aree non esclusivamente metropolitane ma comunque ad alto rischio come Olbia, Padova, Parma e Pescara.
Insomma, un piano onnicomprensivo, che va a porsi come vero e proprio integramento e completamento agli interventi stanziati tra 2000 e 2010, che avevano avviato 642 cantieri per 1075 milioni di euro.